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IL RITMO DELLE STORIE

Due giornate di approfondimento sul dialogo tra  musica e scena nel playback theatre

L’obiettivo delle due giornate è approfondire in maniera esperienziale e diretta il lavoro complesso e stimolante tra gli attori e il/i musicista/i e il ricco dialogo che scaturisce dalla loro interazione, la cui risultante può dare alla scena un’importante profondità emotiva e estetica. 

L’approfondimento conclude così il percorso formativo intensivo in Playback theatre avviato con Luigi Dotti nell’annualità 2018/19 e proseguito con Davide Motta (2022/23). 

Lavoreremo su:

  • Ascolto – sintonia
  • Tempo – ritmo – dialogo sonoro 
  • Improvvisazioni sonore e musicali
  • Musicista e performer in azione  
  • Le storie che suonano 

CHI 

A condurre il laboratorio sarà LUCIANO MOCCI psicologo/psicoterapeuta – Responsabile Comunità Educativa per Minori, Psicodrammatista – Playback Theatre Conductor e Musicista. 

DOVE

La formazione si svolge in via Verdi 39 a Vigevano, presso la sede di Scarpanō Teatro e Metodi Attivi

QUANDO 

SABATO 14 ottobre 2023 

DOMENICA 15 ottobre 2023

ORARIO DELLE FORMAZIONI

9.30-17.30

PRANZO

E’ possibile organizzare un pranzo condiviso presso la nostra sede, insieme a tutti partecipanti al laboratorio. 

CHI PUO’ PARTECIPARE

L’attuale gruppo di Teatro Sociale di Scarpanō Teatro e Metodi Attivi

ATTESTATI DI PARTECIPAZIONE

Al termine della formazione verranno rilasciati dai conduttori gli attestati di partecipazione al percorso formativo intensivo svolto

CONTATTI e INFO

Francesco Viletti 349 3347716

Luciano Mocci   338 4863796

DI CILIEGIE UNA SERA HO PARLATO – VIGEVANO ESTATE 2023

DI CILIEGIE UNA SERA HO PARLATO

BREVE INTRO

‘Di ciliegie una sera ho parlato’ e uno spettacolo in cui alcuni dei preziosi e originali componimenti del poeta varzese Gianluigi Sacco si intrecciano con le canzoni del cantautore Canìs (Daniele Soriani) all’interno di una drammaturgia/regia creata per ’metterli a dimora’ e farli germogliare.

ORIGINE DEL LAVORO

Creato come spettacolo di inaugurazione del festival “Un Sacco di Poesia – Festival di Poesia, Teatro, Arte tra i monti e le colline dell’Alto Oltrepò Pavese” , ‘Di ciliegie una sera ho parlato’ è rimasto nel nostro repertorio malgrado la sua non semplice collocazione e catalogazione (reading poetico, concerto, spettacolo…). All’origine di questo lavoro c’è il desiderio di far conoscere allo spettatore i testi di un poeta sicuramente marginale (“Il poeta è sempre una figura marginale e nello stesso tempo emarginata, A. Zanzotto) e poco noto al grande pubblico, i cui versi ci sono parsi potenti e evocativi al punto da decidere di innestarli con quelli altrettanto suggestivi di un originale cantautore nonché nostro stretto collaboratore (Daniele Soriani, in arte Canìs), e della sua opera prima (Effetto Doppler, Lapilla Record).

Da questa confluenza è nato uno spettacolo che diventa una dichiarazione d’amore al teatro inteso come un qualsiasi luogo che può essere trasformato in un palcoscenico spoglio. Un omaggio dunque e infine, a un maestro del teatro del Novecento, Peter Brook, e a tutte quelle persone assolutamente uniche e originali che hanno saputo trasformare il teatro in un atto poetico e rivoluzionario.

NOTE DI REGIA E DRAMMATURGIA

Gianluigi Sacco è un poeta che all’arte lenta dell’imbastire crocicchi di parole destinate diventare, con gli anni e con la cura meticolosa e amorevole tipica del miglior ‘faber’, poesia, ha dedicato molta parte della sua vita. Questo ha fatto Gianluigi Sacco, nato a Varzi nel 1937 sulle colline dell’Oltrepò Pavese, dove ora riposa (2020). Un poeta paziente, che in quasi trent’anni non ha scritto più di quaranta poesie e che oggi un facile modernismo potrebbe verosimilmente annoverare tra i cantori di un’ammiccante ‘slow-poetry’ della quale allora Sacco, ‘Gianni’ per gli amici, ne risulterebbe involontario antesignano. Ha pubblicato, infine, quattro raccolte: Lo scialle azzurro (Guardamagna, 1987), Canta i paesi tuoi (Mpe, 1995), Vicino a casa (Edizioni E-etCì, 2003), Il vento delle colline (Edizioni clandestine, 2005). Senza urgenza perchè, come ci spiega con intelligenza il poeta e scrittore Giorgio Casali: “per chi scrive di memoria, invece che di pancia, non c’è fretta. Sacco è ‘poeta del libro solo’, quello che rimugina, che lima, che cambia posizione al verso, lo accorcia, lo allunga; che cambia il titolo, aggiunge un punto e una maiuscola: da un libro all’altro la poesia fermenta, cresce, si matura”. Questo lento processo di fermentazione, maturazione e affinamento, comparabile a tutti gli effetti a quello della creazione-costruzione di un buon vino, di cui Sacco era gaudente estimatore, lo ha portato negli anni a farsi cantore di una malinconia struggente, autunnale, barricàta che spesso trasuda dalle sue pagine e che Gianni sa, “con grazia plebea” di contiana memoria , far salire su a inumidirti gli occhi. “Sacco”, commenta Milo de Angelis – altro poeta che lo ha conosciuto, ne ha compreso l’essenza e che, non a caso, firma una breve nota nella quarta di copertina de “Il vento delle colline” – “ci mostra con la densità della sua scrittura, con un verso assorto e cadenzato, la forza di ciò che scompare, un colloquio con le ombre, un mondo di legami familiari assediati dal tempo e dallo scorrere delle stagioni, il sentimento di una natura carica di segnali e di presentimenti, percorsa dalla forza dell’invisibile.”Economie familiari, nonni e violini, nostalgiche genealogie, quotidiane epifanie, lupi e aie assolate, case rovinate e case ancora in piedi, lasciate in eredità, riabitate …. riti antichi, “dimenticate liturgie”, “dimenticata pietà” , ma anche la lontananza dalla terra e dalle stesse colline di cui si sente parte. E ancora: la vita nella metropoli milanese, l’operaismo ferroviario; poi la Grecia, patria della moglie Annì/Antigone, il mito. Oltre a ciò, Gianni è stato anche il mio padrino, mi ha tenuto a battesimo. A lui devo molto. Probabilmente il desiderio di leggere, conoscere, cercare, ascoltare e lasciarsi stupire dalla poesia in ogni sua improvvisa manifestazione me lo ha regalato anche lui. A lui quindi ho sentito il dovere di restituire questo immenso dono, che ho potuto poi rappresentare e restituire grazie all’aiuto di quattro splendide muse e attrici che mettono magistralmente in scena alcuni dei topoi e archetipi strettamente legati alla poesia classica e alla poetica sottostante l’opera di Sacco. Il sorprendente sodalizio che scaturisce infine dall’incontro e dalla commistione delle canzoni di Daniele con i testi di Gianni rendono lo spettacolo un momento di sospensione meditativa simile alla degustazione di un vino, dei suoi sentori, odori, profumi e emozioni.

NOTE DI… ECOLOGIA

Lo spettacolo rientra nel progetto AVT /Le Altre Vie del Teatro – Per un Teatro Ecologico, finalizzato alla promozione e creazione di reti e eventi culturali sostenibili sulle alte e altre vie del teatro. Un teatro in grado di sviluppare eventi e performances sostenibili e a bassissimo impatto ambientale, in cui tutte le soglie inquinanti generate dall’attività antropica possano essere gestite al fine di lasciare i siti dove gli eventi hanno avuto luogo, in condizioni uguali o migliori di come sono stati trovati. Per questo lo spettacolo, qualora venga rappresentato in spazi chiusi e serali potrà essere illuminato, dove possibile, da luci solari a bassissimo impatto ambientale. Un piccolo gesto per la promozione di un futuro sempre più sostenibile.

Scarpanō Teatro e Metodi Attivi